L'uomo nell'ombra

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Pintu85
view post Posted on 26/3/2010, 18:19




Recensione comingsoon.it

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Leggendo il romanzo "Il Ghostwriter", di Robert Harris, ci si accorgeva subito di quanto il materiale fosse potenzialmente polanskiano. Un ghost writer, uno scrittore fantasma, improvvisamente catapultato in inverno a Martha’s Vineyard per terminare in pochissimo tempo le memorie di un giovane ex primo ministro inglese. Il senso di alienazione, di spaesamento, letteralmente d’isolamento che si trasformano in angoscia e paranoia con lo scoprire possibili misteri e macchinazioni che hanno portato alla morte (non naturale?) del suo predecessore, mentre il politico è al centro di uno scandalo umanitario e sua moglie che gli si avvicina ben oltre i limiti imposti dai ruoli.

Sarà per questo che, dal punto di vista dell’intreccio, L’uomo nell’ombra – sceneggiato dagli stessi Harris e Polanski – rimane fedelissimo al materiale letterario di partenza: una trama solida e concreta, né troppo sconvolgente né troppo banale, la trama di un thriller in grado di diventare un best seller. Ma la mano di un regista, la sua cifra e la sua caratura si riconoscono in altri modi e da altri dettagli: e in questo caso parliamo di un film che non avrebbe avuto la stessa fluidità, la stessa eleganza e le stesse sottili caratteristiche personali se affidate ad un qualsiasi altro autore.

Roman Polanski ha girato un thriller che scorre elegante sinuoso, che rinuncia alle morbosità ma che non per questo si nega una trattenuta escalation di tensione, che rifugge attentamente dalle piazzate visive o di sceneggiatura di tanto cinema analogo americano ma che invece sceglie costantemente la chiave della sottrazione e della sordina. Perché il regista (in maniera curiosamente coincidente con alcune vicende produttive) ha fatto di L'uomo nell'ombra un film fantoma(s)tico, sfuggente, eppure dalla spiccatissima e determinata personalità, che si sedimenta nella memoria per impressioni e sensazioni difficilmente riconducibili a momenti singoli e concreti. Ingrediente fondamentale di questa ricetta è quell’ironia sardonica, tagliente e spiazzante che è caratteristica del regista, utilizzata costantemente sottotraccia e lasciata emergere con discrezione proprio quando i canoni del genere vorrebbero il ricorso ad altre armi ed altri toni. E che lascia intuire quanto Polanski si sia divertito a girare il film e quanto abbia desiderato trasmettere questo divertimento con tutto il surplus rilassato di intelligenza che un autore come lui più garantire.

L'uomo nell'ombra è quindi tanto beffardo quanto liquido e sinuoso: un film che procede con morbida ma determinata eleganza, impegnato nella sardonica descrizione del vano dibattersi di un protagonista che non (può) arriva(re) mai a capo di nulla perché sostanzialmente inesistente e inerte, che rimane anonimo, frammentato da mille mani che lo sospingono, anche nel suo apparente momento di gloria, e che è destinato a sparire (metaforicamente e letteralmente) in quel fuori campo cui era sempre appartenuto anche quando risiedeva al centro dell’inquadratura.
Mentre Polanski, apparentemente distante nella sua elegante discrezione e sottilmente mimetico, è tanto più presente quanto più apparentemente celato e non invasivo. Nell’ombra.
 
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