Le ultime 56 ore

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Pintu85
view post Posted on 3/5/2010, 17:29




Recensione comingsoon.it

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Una pattuglia di soldati italiani in missione di pace nel Kossovo viene a contatto con armi ad uranio impoverito: colpito da un cecchino, un commilitone e amico fraterno del colonnello Moresco, riesce a tornare in patria dove muore poi ucciso dalla leucemia. Sua moglie, la dottoressa Ferri, prima di praticargli una pietosa eutanasia, chiede aiuto al colonnello perché faccia riconoscere il problema dallo Stato Maggiore dell’esercito. Fallito il tentativo, Moresco ricorre a un gesto assai più estremo: con 12 fedelissimi occupa un ospedale, tenendo in ostaggio pazienti e personale. E lancia un ultimatum: l’Esercito ha 56 ore di tempo per rendere nota al mondo e affrontare la questione, o gli ostaggi moriranno. Il commissario Manfredi, abile negoziatore, entra nell’edificio dove, per una singolare fatalità, si trovano anche sua moglie, malata di leucemia e in attesa di trapianto di midollo, e la figlia donatrice.

E’ questa la trama di Le ultime 56 ore, il nuovo action-movie di Claudio Fragasso che tenta l’esperimento di coniugare spettacolo e riflessione, pur rischiando in questo modo di scontentare tutti: il suo pubblico, abituato a un cinema di puro intrattenimento denso di scene d’azione (che comunque non mancano in questo suo ultimo prodotto) e i potenziali nuovi spettatori che – attratti magari dal tema “impegnato” – rischiano di restare sconcertati di fronte alle stesse sequenze che fanno la gioia del cinefilo appassionato e un po’ nerd.
Il fatto è che in questo film di uno dei più produttivi artigiani del nostro cinema di genere c’è un po’ di tutto: un budget medio-alto, ottimi momenti di azione (la rapina col successivo inseguimento tra autobus e forze dell’ordine) che poco o nulla hanno da invidiare ai loro omologhi d’oltreoceano, attori che si impegnano e che sono effettivamente capaci di dare al loro personaggio uno spessore umano (su tutti Gian Marco Tognazzi che riesce a conferire carisma al suo colonnello), al fianco di altri capaci solo di rappresentare “fisicamente” un alter ego senza dimensioni.
Ci sono nel copione battute involontariamente divertenti (dubitiamo che il responsabile delle operazioni dei NOCS dica ai suoi uomini: “circondate l’edificio senza farvi notare”), altre che suonano troppo scritte e poco spontanee. E c’è un sottotesto ideologico fortemente ambiguo se non apertamente schierato, evidenziato soprattutto nel finale “eroico”, anche se il tema dell’uranio impoverito è sicuramente drammatico, interessante, e ancora attuale e controverso, nonostante il cartello finale che assolve i responsabili del nostro Esercito (che nel 1999, è bene ricordare, era ancora di leva).
Una durata più stringata avrebbe inoltre giovato al ritmo del film, che risulta un po’ troppo dilatato.

Se Tognazzi può ricordare Bruce Willis, è impossibile vedendo Luca Lionello coi capelli lunghi e la barba, non pensare all’Al Pacino di due classici di Lumet come Serpico e Quel pomeriggio di un giorno da cani. I modelli alti abbondano e le strizzate d’occhio a film e generi pure. Ma per chi non è in grado di coglierle o non è semplicemente interessato a farlo, resta l’impressione dell’ennesimo rip-off di tanto cinema già visto.
 
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