Adam

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Pintu85
view post Posted on 13/5/2010, 17:25




Recensione comingsoon.it

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Premiato al Sundance del 2009, il film di Max Mayer è una storia gentile e minimalista sul bisogno d’amare, superiore anche a quello di essere amati. Pellicola intimista ben cadenzata, che ha il suo punto di forza nella deliziosa coppia protagonista formata da Rose Byrne e Hugh Dancy. Una colonna sonora romantica al punto giusto condisce un film ideato e confezionato con delicatezza.

Affetto dalla sindrome di Asperger, una forma di autismo che lo ha rinchiuso in un mondo di solitudine e timidezza, Adam Raki scopre nella nuova vicina di casa Beth Buchwald la possibilità di evadere dal suo stato di isolamento. Ma il rapporto amoroso che i due sviluppano pian piano deve fare i conti con la malattia di lui e la difficile situazione famigliare di lei, due elementi capaci di rendere più che problematico anche il più nobile dei sentimenti.
Max Mayer, alla sua opera seconda dopo il misconosciuto Better Living, ha scritto e confezionato in maniera semplice ma impeccabile questa storia d’amore tra “diversi”, puntando tutto sulla poesia delle atmosfere e sulla bravura dei due attori protagonisti nel lavorare con toni maggiormente sommessi. Grazie a queste scelte azzeccate, pur non proponendo nulla di nuovo rispetto al minimalismo di molto cinema indipendente che ha esplorato le dinamiche di coppia, Adam riesce però a conquistare l’attenzione del pubblico, e successivamente ad emozionarlo. Hugh Dancy, già visto dentro ruoli non particolarmente interessanti in opere come I Love Shopping e King Arthur, costruisce il personaggio principale con accuratezza, senza forzare in una mimica eccessivamente accentuata ma preferendo invece lavorare su una fisicità trattenuta, capace comunque a lasciar trasparire la vita interiore “bloccata” del giovane. Lo stesso fa la bella Rose Byrne, anche lei efficace nel tratteggiare con stilizzazione una ragazza ferita che ha difficoltà a rimettersi in gioco. Più retoriche invece le figure di contorno, in particolar modo quella del padre di Beth, che nell’intelaiatura della trama dovrebbe fungere come antagonista esterno.
Adam è un film palesemente “costruito” per solleticare il romanticismo dello spettatore; nonostante questa evidenza però l’operazione non scade mai nel compiacimento, anche se questo rischio era ben presente. Il risultato scaturito è abbastanza sorprendente: ne è infatti uscita fuori una miscela equilibrata di poesia e malinconia, entrambe accompagnate da un paio di belle canzoni di Joshua Radin, in particolar modo When You Find Me.
 
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