Sex and the City 2

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Pintu85
view post Posted on 27/5/2010, 17:45




Recensione comingsoon.it

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Fan di Sex and the City, non lo siamo stati mai. Per quanto nelle primissime stagioni della serie siano innegabili momenti e battute godibili, oltre che una buona costruzione dei personaggi, ci è sempre sembrata vagamente irritante la descrizione di un mondo femminile che, prendendo le mosse da uno spunto intelligente sotto il segno di una riscossa dello specifico femmineo e di un aggiornamento di sacrosante istanze e rivendicazioni nate negli anni Settanta, si faceva progressivamente negazione di queste premesse ed esaltazione di personalità egocentriche e superficiali, arroccamento su consunti stereotipi di genere proprio laddove si proponeva come paladina del loro superamento.
E il modello di donna “nuova” proposto da Carrie, Samantha, Miranda e Charlotte (nonché quello dei vari uomini che hanno incrociato le loro strade) è arrivato a divenire - nel suo basso sociologismo da rivista patinata - una tara nell’evoluzione dei rapporti tra sessi nel corso dell’ultimo decennio o giù di lì, cristallizzando col procedere delle stagioni e il ristagnare delle idee figure di uomini e donne immaturi, pedanti e perennemente insoddisfatti. Tranne che nel momento catartico dello shopping.

A dirlo, si veniva bollati come retrogradi o maschilisti, drasticamente e senza ulteriori spiegazioni. Gli anni sono passati, ma la reazione alle critiche pare essere sempre la stessa, ripetuta all’inverosimile. Tanto che in questo Sex and the City 2 lo si dice esplicitamente: di fronte alla recensione negativa sul "New Yorker" del nuovo libro di Carrie, l’unica reazione (di Samantha) è di sostenere: “è un maschio intimidito dalla tua voce femminile”.
Ebbene, se le voci femminili del Terzo Millennio sono quelle delle protagoniste di Sex and the City 2, c'è davvero di che preoccuparsi. Donne in primis.

Preseguendo il lavoro di semplificazione e banalizzazione già effettuato con il primo film, questo secondo capitolo delle avventure delle “ragazze” scritto e diretto da Michael Patrick King riduce ulteriormente lo spessore delle sue protagoniste, appiattendone le psicologie e schematizzandone pensiero ed esigenze, riducendole a figurine buone per l’esaltazione delle (e dei) fan più hardcore e acritiche. Il problema è che, per non farsi mancare nulla, questa volta la “leggerezza” di Carrie & Co. non si limita a riguardare le solite questioni ma, complice una vacanza ad Abu Dhabi, tocca temi delicatissimi come l'interculturalità e la condizione della donna nel mondo islamico: con una faciloneria schematica tutta americana ed una mancanza di delicatezza da lasciare a bocca aperta.

Perché nonostante le decine di abiti cambiati, il lusso ostentato e ricercato, le ambizioni malcelate, l’eleganza è qualcosa che Sex and the City 2 non sfiora nemmeno: né nei vestiti, né negli arredamenti, né tantomeno nelle sue “riflessioni” o nella sua “comicità”, con gag e battute che non sfigurerebbero nei cinepanettoni di casa nostra. E non basta citare Accadde una notte o altri titoli della guerra dei sessi che fu per ammantarsi di ironia e classe: lo scarto è troppo, l’abisso nel mezzo un buco nero che risucchia e annichilisce. Del film, qualcuno in America ha scritto: “Susan Sontag si rivolterebbe nella tomba”. Sottoscriviamo.
 
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